by Redazione di Guido Gonzato
A causa della sua
maggiore lontananza dalla città, la Lessinia
orientale viene spesso trascurata dai veronesi, che per le loro gite
montane preferiscono destinazioni più tradizionali come San Giorgio o altre
località dei Lessini centrali. Ma l’ultimo bastione orientale dei Lessini
veronesi vale sicuramente una mezz’ora in più di viaggio. Il paesaggio della
Lessinia orientale è più selvaggio, quasi sempre più boscoso, e dominato dalla
vicinanza delle imponenti cime delle Piccole Dolomiti. Uno dei percorsi più
belli dell’intera Lessinia è quello che parte da Campofontana e raggiunge il
Gruppo del Carega passando per Cima Lobbia e seguendo poi il confine di
provincia. L’intero tragitto è troppo lungo per essere percorso in un solo
giorno, ma è sempre possibile scegliere quanta strada si vuole fare. Anche il
solo tratto iniziale permette di organizzare una bella escursione che può
durare una mattinata o una giornata. La strada che conduce a Campofontana è già
tutto un programma. È difficile non farsi distrarre nella guida guardando il
magnifico panorama, così diverso rispetto a quello che si gode sull’altopiano
dei Lessini centrali. Come sempre, è la geologia della zona a condizionare il
paesaggio: stiamo avvicinandoci alla zona vulcanica vicentina, e il substrato
roccioso è sconvolto da pieghe, fratture e alterazioni. Andiamo con ordine.
Giunti a Campofontana, lasciamo la macchina al parcheggio di fronte al cimitero
e prendiamo il sentierino che lo oltrepassa sulla sinistra. Ci aspetta una
salita non molto impegnativa sul fianco del Monte Telegrafo che dischiude, man
mano che si sale, il magnifico panorama verso i Lessini. In prossimità delle
prime malghe, la salita aumenta e il sentiero si avvicina al margine della Val
d’Illasi. Ci dà il benvenuto un imponente faggio secolare e 300m sulla sua sinistra spunta il Rifugio Monte Torla. Se la giornata è
limpida, il panorama sulle pareti rocciose sul lato opposto della valle è
spettacolare e vale la pena fermarsi, anche per tirare il fiato.
Riprendendo il cammino, dopo pochi minuti si arriva a malga Porto di Sopra,
ricavata dalla vecchia caserma della Finanza. Fino al 1915, infatti, qui
correva il vecchio confine tra Italia e Austria, e la povera gente della
Lessinia arrotondava il bilancio familiare ricorrendo al contrabbando. Dietro
alle caserme, sulla destra, si apre una valletta laterale. A costo di allungare
un po’ il percorso, è meglio seguirne il crinale. Verso la parte alta della
valletta si nota una tipica “città di roccia” incisa nel rosso ammonitico, sul
cui orlo – con attenzione, c’è il precipizio! – potrete affacciarvi per
ammirare il magnifico panorama su Campodalbero; si nota in particolare
l’impressionante cono vulcanico della Purga di Durlo. Nella valletta ci sono
numerose tane di marmotte, specialmente vicino alle pozze. Durante la buona
stagione, se fate piano potrete osservare le marmotte al pascolo; di sicuro sentirete
il caratteristico fischio di allarme lanciato dalle sentinelle. Purtroppo è
difficile avvicinarle, tranne che in autunno: prima del letargo sono molto
occupate a ingrassare e perdono un po’ della loro timidezza. Riprendendo il
sentiero, si sale fino a giungere al successivo punto panoramico, cima Lobbia.
Qui l’escursione potrebbe concludersi se avete poco tempo, ma si consiglia di
proseguire verso nord, superare un saltino un po’ disagevole e inoltrarsi nella
splendida faggeta. Da qui in avanti il paesaggio diventa tipicamente montano,
sembra proprio di trovarsi in Trentino. Scegliete voi quanto proseguire,
tenendo presente che più andate avanti, più spettacolare diventa il percorso.
Vi aspettano il Passo della Scagina, la testata della Val Fraselle e, se avete
una buona andatura, il passo Zevola. In una sola giornata non è consigliabile
andare oltre. Ma è certo che quanto visto fino a questo punto vi invoglierà ad
organizzare un’escursione di due giorni che vi consentirà di raggiungere il
Carega a Passo Scalorbi.